Nel percorso del cammino sinodale della Chiesa italiana in questo anno ci viene chiesto di dare una attenzione particolare al discernimento. Dopo aver vissuto due anni dedicati all’ascolto di più persone possibile, raccolte tutte le principali suggestioni emerse, si vuole riconsiderare un po’ tutto per preparare delle possibili decisioni condivise per il nostro percorso. Per accompagnare questa riflessione e collocarla nel suo giusto sfondo i Vescovi italiani ci invitano a sentirci partecipi della vicenda dei discepoli di Emmaus. È un racconto molto noto del vangelo di Luca. Due discepoli, delusi per l’uccisione di Gesù, decidono di lasciare gli altri e andarsene altrove, forse anche per evitare rischi personali. Gesù si accosta ma non lo riconoscono. Parlano con lui di quanto stanno vivendo e di quanto siano poco convinti dalle prime testimonianze sul sepolcro vuoto di Gesù e lui spiega loro come nella Bibbia si possa trovare il senso della sua morte. Lo invitano a restare a cena con loro e Gesù, ripetendo i gesti dell’ultima cena viene finalmente riconosciuto e provoca in loro la scelta di tornare immediatamente insieme agli altri per condividere quanto hanno visto. È un racconto molto bello pieno di particolari interessanti che possono suscitare riflessioni. Ma perché evocarlo per un anno di discernimento, cioè di riflessione accurata capace di distinguere e di orientare decisioni?
Intanto ci invita a collocare questa esperienza in un contesto di preghiera. La riflessione ecclesiale su questo brano sottolinea spesso il collegamento che si può cogliere con il rito eucaristico. Nella vita della Chiesa e in ogni cammino sinodale sincero non si tratta di confrontarsi tra posizioni diverse di persone o gruppi, ma di cercare di mettersi insieme in ascolto dello Spirito, che ha qualcosa da dire un po’ a tutti e attraverso le voci di tutti. Sentirci come quei discepoli vuol dire entrare in un clima di preghiera e di ascolto per essere capaci di riconoscerci alla presenza del Signore.
Ma quella esperienza ci dice anche molte altre cose.
Ci dice per esempio che ha un senso anche far uscire il proprio malessere, le proprie difficoltà, Gesù provoca i discepoli a farlo, però anche che mentre si è così presi dalle cose che non vanno può accadere che gli occhi siano chiusi, che non si riesca a capire e vedere al meglio come stanno le cose, con chi si sta camminando. Ci dice che la spiegazione della Parola di Dio ci offre tanti elementi per riuscire a capire meglio e che quindi dobbiamo fare attenzione a darle spazio, a non restare con il cuore indurito, ma lasciarlo accendere da quanto la Parola ci può suggerire. Ci dice che dobbiamo maturare ed esprimere il desiderio del “resta con noi!”. Nei confronti del Signore che ci accompagna senza farsi riconoscere, nei confronti di ogni viandante ignoto, con il quale ci troviamo a fare un tratto di strada deve maturare il nostro desiderio di condivisione, la capacità di fargli spazio alla nostra mensa. Ci dice che ci può essere un momento in cui finalmente i nostri occhi si aprono, vedono più chiaramente e magari ci fanno scoprire che non avevamo capito un gran che, che stavamo sbagliando e deve essere più grande la gioia perché si sono aperti che non la preoccupazione di dover mantenere il punto e se abbiamo sbagliato una strada, saper tornare indietro. Ci dice che non possiamo indugiare. Non c’è orario, buio, fame o distanza che tengano. Se ci rendiamo conto della presenza del Signore, delle strade che ci indica non possiamo rimandare, ma subito è necessario partire per condividere il più possibile. Ci dice che quello che può funzionare non sono strade disparate che ciascuno prende per sé, ma che se mettiamo insieme la comprensione di ciascuno, se sappiamo condividere con gli Apostoli e tutti gli altri, anche il nostro tassello di comprensione diventa prezioso per tutti e si può delineare veramente la pienezza di una esperienza da fare tutti insieme. Queste e tante altre cose ci consegna quel testo, su cui ogni tanto potremo tornare nell’anno per vedere se custodiamo l’atteggiamento giusto. Partiamo quindi per questo anno con il desiderio di permettere al Signore di farsi scoprire, di aprirci gli occhi per gustare la sua presenza.
Una novità importante di questo anno sarà la ripresa, per i ragazzi, della attività della Spes, una società sportiva di pallavolo che ha operato in parrocchia parecchi anni fa e che si vorrebbe provare a far ripartire, per offrire anche nello sport un aiuto a crescere nella capacità di collaborare e puntare insieme a degli obiettivi. Chi è interessato si informi in parrocchia oppure ai numeri indicati! Buon anno a tutti!
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d. Francesco